Chirurgo plastico Milano - Dott. Federico Fiori Chirurgo Plastico Milano

Chirurgia del seno

Protesizzazione dei pettorali maschili

Protesizzazione dei pettorali maschili La chirurgia di protesizzazione di pettorali maschili e' un intervento sempre più richiesto e non  solo da persone dedite al culturismo. Un numero sempre maggiore di uomini infatti desidera migliorare il proprio corpo armonizzando la regione pettorale. La tecnica impiegata per la protesizzazione dei pettorali maschili è molto simile all’intervento di mastoplastica additiva che si esegue nella donna per via transascellare- sottomuscolare. L"incisione viene infatti eseguita nelle piega ascellare. Successivamente il muscolo grande pettorale viene sollevato e viene poi posizionata una protesi dedicata. É giusto che il paziente sia a conoscenza del fatto che la “protesi pettorale” ha un costo elevatissimo (superiore al doppio delle protesi femminili più costose), e che il costo globale dell"intervento e" pari a circa 9 mila euro. I punti vengono rimossi 9 gg dopo l’intervento.La complicanza più frequente è l’ematoma, che richiede la revisione chirurgica. Meno frequenti i difetti di cicatrizzazione, che nell’uomo vengono ben mascherati dall’eventuale peluria ascellare. PROTESIZZAZIONE IN POCHI PASSI Incisione: ascellare Durata: 60 min Anestesia: locale + sedazione Degenza: ambulatoriale Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti


Ginecomastia

Ginecomastia La Ginecomastia consiste in un anomalo sviluppo della ghiandola mammaria nell’uomo. Questo fenomeno può essere dovuto a diverse cause (disturbi ormonali o anomalie cromosomiche), mentre si parla di peudo-ginecomastia quando l’aumento di volume interessa non tanto la componente ghiandolare ma la componente adiposa ed è dovuto infatti all’eccesso di peso. Questo tipo di patologia si presenta con sempre maggior frequenza al Chirurgo. La tecnica chirurgica utilizzata fino a pochi anni fa prevedeva l’asportazione ghiandolare attraverso una incisione periareolare inferiore. Oggi si preferisce eseguire una lipoaspirazione della regione prepettorale che determina una retrazione sicuramente più omogenea e un risultato estetico assolutamente migliore. Solo in rari casi di risultato insoddisfacente si rende necessaria l’asportazione ghiandolare tramite una piccola incisione periareolare inferiore.La Lipoaspirazione della regione prepettorale si esegue in anestesia locale (eventualmente in sedazione) e dura circa 30 minuti. Dopo l’intervento il paziente rimane in osservazione per alcune ore prima di rientrare al domicilio.In caso di riduzioni importanti della quantità di tessuto adiposo con residuo di eccesso di cute è possibile praticare una mastopessi periareolare per rimuovere la pelle in eccesso.Si pratica cioè una asportazione di un anello di cute intorno al capezzolo, suturando poi la cute all’areola. Tale procedura che consente una rimozione ottimale dell’eccesso di cute esita in una cicatrice tutt’intorno all’areola, facilmente mascherabile con un comune tatuaggio.Il decorso prevede antibiotico ed analgesico per 8 giorni e una guaina dedicata per circa 2 settimane. La rimozione punti delle microincisioni (situate in regione ascellare) avviene dopo 8 giorni.In caso di semplice lipoaspirazione le complicanze sono rarissime. Ematoma ed ecchimosi, che raramente richiedono trattamento se non ghiaccio e accurati controlli. In caso di Mastopessi periareolare difetti di cicatrizzazione, quali piccole pieghe che nel tempo tenderanno a scomparire. In caso di persistenza di queste, è possibile ricorrere ad un piccolissimo intervento in anestesia locale per eliminarle. Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti


Sostituzione protesica e contrattura capsulare

Sostituzione protesica e contrattura capsulare Che cosa e ' un Lifting? Il face-lifting, o ritidectomia. È' un intervento che consente di riposizionare i volumi del nostro volto verso l'alto, dove erano qualche anno fa, e di rimuovere la pelle in eccesso. E' un intervento indicato per tutti coloro che, uomini o donne, vogliano migliorare l'estetica del proprio viso contrastando la naturale ptosi tessutale data dall'età. Prima di tutto provate a  valutare da soli se ritenete di avere l'indicazione clinica per questo intervento. In maniera un po' grossolana ma indicativa, lo vedete in 4 punti: 1 - l'angolo della mandibola. qui, la linea mandibolare tende a essere circa rettilinea mentre invecchiando si crea un angolo, come in questa figura. 2 - Lo zigomo, i cui tessuto sono impoveriti sull'arcata ossea poiché sono scesi a gravare sulla guancia, che a sua volta trascina verso il basso l'angolo mandibolare. 3 - Il sopracciglio, che ha perso tono e ora guarda verso il basso. 4 - Ia regione sotto mentoniera, che invecchiando risulta sempre più flaccida e anelastica, a volte con due cordoni , le bande platismatiche, che invecchiano ulteriormente il nostro aspetto. Queste condizioni di discesa, di abbassamento dei tessuti possono essere piu' o meno associate e si possono trattare con un Lifting del volto. -l"incisione come da disegno preoperatorio, - lo scollamento dei tessuti, - la placcatura dello smas (sistema muscolo aponevrotico superficiale) e cioè il riposizionamento verso l"alto dei tessuti, - al termine dello scollamento e del rimodellamento si effettua la sezione della cute in eccesso, e si procede alla sutura con filo molto sottile. Le cicatrici risulteranno del tutto invisibili. La medicazione prevede un bendaggio morbido compressivo da mantenere per 24 ore La cicatrice passa in quest"area e nel caso di minilifting si arresta alla fine del lobo dell"orecchio mentre per il Lifting completo viene allungata in questo modo. (Le linee di incisione al di sopra dell"orecchio sono comprese nel cuoio capelluto. Distalmente la linea passa davanti all"orecchio, contornandolo sino al solco retroauricolare, procedendo poi verso l"alto fino quasi all"estremità superiore dell"orecchio stesso, terminando verso la regione nucale secondo le necessità). E" bene comprendere che e" comunque un intervento importante, per cui ci sarà un gonfiore molto significativo, con un disagio sociale di alcuni giorni comunque variabile da persona a persona. Se non appena prendete un colpo vi si forma un ecchimosi sarete molto segnati anche dopo un Lifting, e ovviamente vale anche il contrario. Un edema variabile da moderato a intenso ed ecchimosi diffuse sono assolutamente normali, mentre il dolore è pressoché assente. Il gonfiore e le ecchimosi si risolvono normalmente in 7 – 10 giorni, anche se per circa 15 gg può persitere un lieve edema diffuso. La rimozione dei punti avviene dopo 8-10 giorni circa. Bisogna però ben distinguere tra minilifting, ovverosia Lifting del solo viso,e Lifting completo, che intessa viso e collo. Il Lifting del solo viso richiede un tempo di guarigione nettamente inferiore, con un gonfiore più limitato, con e complicanze percentualmente minime. Il Lifting di viso e collo comporta un gonfiore più persistente e più evidente, una percentuale di complicanze superiore e una guarigione più lunga. Certo e" una scelta radicale, probabilmente e" l"intervento che più può farvi apparire come vi sentite e vi evita di sentirvi come apparite, una scelta decisa ma state pur sicuri che nessun trattamento di tipo medico o altro può darvi quello che regala un Lifting del volto. Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti


Mastopessi e mastopessi periareolare

Mastopessi e mastopessi periareolare Quando il seno è ptosico, cioè “sceso” verso il basso l’intervento necessario a risollevare e riposizionare verso l’alto il volume della mammella si chiama MASTOPESSI. Quando esista un eccesso di volume mammario, che può essere causato da varie condizioni per cui è necessaria una diagnostica accurata , e sussista la necessità di ridurlo per problematiche di tipo ortopedico (dolori alla schiena) o limitazioni funzionali, o anche per desiderio estetico derivante dalle difficoltà di convivere con seni troppo voluminosi l’intervento necessario è la Mastoplastica Riduttiva. Esistono differenti livelli di ptosi - cioè di discesa- del volume mammario, spesso associati a svuotamento del seno soprattutto in chi ha allattato. Differenti pertanto sono gli interventi idonei a ripristinare l’armonia della mammella, e strettamente personalizzata deve essere l’indicazione che deve seguire una accurata visita. Per ciò che riguarda l’eccesso di volume mammario, previa diagnostica accurata, bisogna valutare le possibilità chirurgiche ed i desideri della Paziente, discutendo e decidendo la quantità di parenchima ghiandolare da rimuovere e l’esito in termini di volume con la ghiandola residua. La cicatrice finale sarà uguale a quella della Mastopessi ed è perciò che questi argomenti vengono spiegati insieme. 1) Nel caso di ptosi mammaria con volume conservato l’intervento prevede la rimozione della cute in eccesso e il rimodellamento della ghiandola il cui volume viene riposizionato verso l’alto e fissato al muscolo pettorale.L’incisione esiterà in una cicatrice a T rovesciata, e cioè presente a livello del solco sottomammario, tra solco e capezzolo e intorno al capezzolo. (foto)Di fatto l’intervento consente un riposizionamento ottimale dei tessuti ghiandolari, e da un punto di vista estetico morfologico regala sempre un forte miglioramento. Da comprendere bene l’entità della cicatrice che sarà eventualmente migliorabile ma non rimovibile.Questo tipo di incisione è il medesimo che si esegue per una Mastoplastica Riduttiva. La sola differenza è che in questo caso si asporta del volume mammario, in quantità simmetrica a secondadelle necessità, a meno che non vi siano delle asimmetrie per cui è necessario rimuovere più ghiandola da un lato piuttosto che dall’altro. Una volta rimosso il volume in eccesso, la ghiandola restante viene riposizionata e fissata proprio come per una Mastopessi. L’esito cicatriziale, come detto, sarà il medesimo. Per eseguire una Mastopessi esistono però tecniche differenti che non comprendono la branca orizzontale della T rovesciata, le tecniche a cosiddetta cicatrice verticale. Ogni caso va valutatosingolarmente per decidere la tecnica chirurgica opportuna.Normalmente al termine dell’intervento si lasciano in sede 2 drenaggi, che verranno rimossi nella 1°-2° giornata postoperatoria. La rimozione dei punti avverrà in maniera sequenziale dopo 8, 10 e 13 giorni, a seconda della cicatrizzazione.2) Nel caso di ptosi mammaria e svuotamento ghiandolare, molto frequente nelle donne che hanno allattato, spesso la sola Mastopessi risulta inefficace dal punto di vista estetico in quanto il volume della ghiandola residua non è sufficiente a creare la giusta armonia.In questi casi alla Mastopessi bisogna aggiungere il posizionamento di una protesi, che ripristini i giusti volumi e ricrei quella morfologia che senza di essa non si potrebbe ottenere.In alcuni casi, e non sono pochi, la discesa della ghiandola non è così significativa da richiedere una Mastopessi che, lo ricordiamo, comporta una cicatrice importante. Queste situazioni sono molto spesso correggibili con una MASTOPESSI PERIAREOLARE con posizionamento di protesi. In pratica si posiziona una protesi non eccessivamente voluminosa ma tale da ottenere la giusta correzione di volume. Si esegue quindi l’escissione di un anello di cute intorno al capezzolo la cui sutura comporterà la risalita di quei pochi cm necessari. In questo caso la cicatrice risulterà posizionata solo intorno al capezzolo evitando la T rovesciata. Sarà una cicatrice inizialmente non molto bella, che però migliorerà nettamente con un po’ di pazienza e sarà eventualmente perfezionabile con un piccolo intervento in anestesia locale.Da considerare quando l’alternativa sarebbe la Mastopessi con cicatrici ben più ampie.Le possibili complicanze di queste procedure sono quelle di ogni intervento chirurgico.-ematoma-anomalie cicatriziali (ipertrofia, diastasi etc.)-disestesie cicatriziali-seromaTra queste da valutare bene la possibilità di cicatrizzazioni imperfette, che , data l’ampiezza delle cicatrici stesse,deve essere un elemento di riflessione quando si consideri di sottoporsi a questo intervento. Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti


Mastoplastica riduttiva

Mastoplastica riduttiva Quando il seno è ptosico, cioè “sceso” verso il basso l’intervento necessario a risollevare e riposizionare verso l’alto il volume della mammella si chiama MASTOPESSI. Quando esista un eccesso di volume mammario, che può essere causato da varie condizioni per cui è necessaria una diagnostica accurata , e sussista la necessità di ridurlo per problematiche di tipo ortopedico (dolori alla schiena) o limitazioni funzionali, o anche per desiderio estetico derivante dalle difficoltà di convivere con seni troppo voluminosi l’intervento necessario è la Mastoplastica Riduttiva. Esistono differenti livelli di ptosi - cioè di discesa- del volume mammario, spesso associati a svuotamento del seno soprattutto in chi ha allattato. Differenti pertanto sono gli interventi idonei a ripristinare l’armonia della mammella, e strettamente personalizzata deve essere l’indicazione che deve seguire una accurata visita. Per ciò che riguarda l’eccesso di volume mammario, previa diagnostica accurata, bisogna valutare le possibilità chirurgiche ed i desideri della Paziente, discutendo e decidendo la quantità di parenchima ghiandolare da rimuovere e l’esito in termini di volume con la ghiandola residua. La cicatrice finale sarà uguale a quella della Mastopessi ed è perciò che questi argomenti vengono spiegati insieme. 1) Nel caso di ptosi mammaria con volume conservato l’intervento prevede la rimozione della cute in eccesso e il rimodellamento della ghiandola il cui volume viene riposizionato verso l’alto e fissato al muscolo pettorale. L’ incisione esiterà in una cicatrice a T rovesciata, e cioè presente a livello del solco sottomammario, tra solco e capezzolo e intorno al capezzolo. (foto) Di fatto l’intervento consente un riposizionamento ottimale dei tessuti ghiandolari, e da un punto di vista estetico morfologico regala sempre un forte miglioramento . Da comprendere bene l’entità della cicatrice che sarà eventualmente migliorabile ma non rimovibile. Questo tipo di incisione è il medesimo che si esegue per una Mastoplastica Riduttiva. La sola differenza è che in questo caso si asporta del volume mammario, in quantità simmetrica a seconda delle necessità, a meno che non vi siano delle asimmetrie per cui è necessario rimuovere più ghiandola da un lato piuttosto che dall’altro. Una volta rimosso il volume in eccesso, la ghiandola restante viene riposizionata e fissata proprio come per una Mastopessi. L’esito cicatriziale, come detto, sarà il medesimo. Per eseguire una Mastopessi esistono però tecniche differenti che non comprendono la branca orizzontale della T rovesciata, le tecniche a cosiddetta cicatrice verticale. Ogni caso va valutato singolarmente per decidere la tecnica chirurgica opportuna. Normalmente al termine dell’intervento si lasciano in sede 2 drenaggi, che verranno rimossi nella 1°-2° giornata postoperatoria. La rimozione dei punti avverrà in maniera sequenziale dopo 8, 10 e 13 giorni, a seconda della cicatrizzazione. 2) Nel caso di ptosi mammaria e svuotamento ghiandolare, molto frequente nelle donne che hanno allattato, spesso la sola Mastopessi risulta inefficace dal punto di vista estetico in quanto il volume della ghiandola residua non è sufficiente a creare la giusta armonia. In questi casi, alla Mastopessi bisogna aggiungere il posizionamento di una protesi, che ripristini i giusti volumi e ricrei quella morfologia che senza di essa non si potrebbe ottenere. In alcuni casi, e non sono pochi, la discesa della ghiandola non è così significativa da richiedere una Mastopessi che, lo ricordiamo, comporta una cicatrice importante. Queste situazioni sono molto spesso correggibili con una MASTOPESSI PERIAREOLARE con posizionamento di protesi. In pratica si posiziona una protesi non eccessivamente voluminosa ma tale da ottenere la giusta correzione di volume. Si esegue quindi l’escissione di un anello di cute intorno al capezzolo la cui sutura comporterà la risalita di quei pochi cm necessari. In questo caso la cicatrice risulterà posizionata solo intorno al capezzolo evitando la T rovesciata. Sarà una cicatrice inizialmente non molto bella, che però migliorerà nettamente con un po’ di pazienza e sarà eventualmente perfezionabile con un piccolo intervento in anestesia locale. Da considerare quando l’alternativa sarebbe la Mastopessi con cicatrici ben più ampie.Le possibili complicanze di queste procedure sono quelle di ogni intervento chirurgico. -ematoma -anomalie cicatriziali (ipertrofia, diastasi etc.) -disestesie cicatriziali -seroma Tra queste da valutare bene la possibilità di cicatrizzazioni imperfette, che, data l’ampiezza delle cicatrici stesse, deve essere un elemento di riflessione quando si consideri di sottoporsi a questo intervento. Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti


Mastoplastica additiva

Mastoplastica additiva La mastoplastica additiva e' un intervento ormai conosciuto e molto diffuso. Oggi la definizione dell’intervento è assoutamente personalizzata, e durante una valutazione accurata si definiscono i desideri della Paziente, si esplorano le possibilità chirurgiche e si definiscono gli obiettivi dell’intervento. Semplificando , ma non troppo, l’intervento prevede il posizionamento di una protesi opportuna in uno spazio, o tasca, che viene creato dal Chirurgo. La tecnica ed i materiali si sono affinati nel tempo, consentendo sicurezza e risultati estetici assolutamente significativi, con protesi di misure e forme tali da consentire la programmazione e la definizione del risultato definitivo con estrema precisione. Voglio sottolineare qui quelli che sono i tre aspetti principali di questo intervento che bisogna ben conoscere, comprendere e discutere. 1) La sede della tasca, cioè dello spazio in cui viene posizionata la protesi. Può essere sottoghiandolare o sottomuscolare. Durante l'intervento in pratica creiamo uno spazio all'interno del quale posizioniamo la nostra protesi. Questo spazio viene creato o dietro la ghiandola al di sopra del muscolo oppure dietro il muscolo pettorale. Mettere la protesi dietro al muscolo ha l'obiettivo di proteggerla, di renderla meno evidente soprattutto a livello dei quadranti superiori. Oggi la tendenza e' quella di posizionare la protesi sottomuscolare con tecnica dual plane (vedi sotto), tuttavia se la situazione di partenza e' quella di una ghiandola e di un sottocutaneo ben rappresentati si può assolutamente mettere la protesi dietro alla ghiandola. Entrambe le tasche, sotto o retroghiandolare e sottomuscolare, hanno dei vantaggi e degli svantaggi. Se mettiamo la protesi dietro alla ghiandola la protesi sarà senza dubbio più avvertibile, ma questo solo se la situazione di partenza e' quella di una ghiandola scarsamente rappresentata, piccola. Se hai un seno della seconda – per rendere l'idea- hai già tessuto sufficiente per valutare il posizionamento sotto ghiandolare. La tecnica dual plane consente di mettere la protesi al disotto del muscolo pettorale nella parte superiore, per renderla coperta e meno evidente proprio dove lo sarebbe di più. Il muscolo viene inciso secondo una linea programmata preoperatoriamente in base alla situazione di partenza e al risultato da ottenere, e viene ricoperto dalla protesi nella parte inferiore. Questa tecnica con le sue varianti è oggi la più diffusa, ed è la scelta obbligata per quelle pazienti che hanno un seno molto piccolo e un sottocutaneo molto poco rappresentato. Da un punto di vista tecnico è la vera novità nel campo della mastoplastica additiva, oltre naturalmente all'evoluzione delle qualità delle protesi. 2) La via d'accesso, cioè il punto che si decide di incidere per andare a posizionare la nostra protesi. Possiamo utilizzare tre vie: - la via transascellare - la via periareolare - il solco sotto mammario. Possiamo subito dire che se tu cicatrizzi bene la tua cicatrice sara' buona , ovunque si vada a farla, mentre se sai di cicatrizzare male con ipertrofia o cheloide o altro ci si deve comunque aspettare una cicatrizzazione non ottimale, anche in questo caso indipendentemente dalla sede. Analizziamo i tre accessi in maniera più specifica. La via d'accesso ascellare lascia il seno libero da cicatrici, ha l'indubbio vantaggio di consentire il posizionamento della protesi senza toccare la ghiandola, perché vi si passa sotto. Ottima per il posizionamento retroghiandolare non ha oggi molta fortuna perche' la diffusione della tecnica dual plane ha di fatto reso impraticabile questa via. Attualmente le tecniche endoscopiche consentono tuttavia anche l’utilizzo della via ascellare. Con questa metodica infatti riusciamo a eseguire perfettamente il posizionamento dual plane della protesi incidendo il muscolo in maniera ottimale ed eseguendo una emostasi perfetta. Devi però considerare, se sai di cicatrizzare male, che l'ascella e' un punto che in estate risulta piuttosto visibile. La via periareolare inferiore è la più utilizzata in caso di posizionamento retro ghiandolare della protesi, consente una ottima visibilità della tasca e un ottimo controllo del sanguinamento. Ha il grande vantaggio, nei soggetti che hanno una cicatrizzazione imperfetta, di poter essere corretta con un tatuaggio del colore dell'areola mammaria mascherando eventuali allargamenti o depigmentazioni. Unico inconveniente rende meno preciso il confezionamento della tasca nella tecnica dual plane poiché bisogna incidere la ghiandola per via obliqua e questo fattore può incidere sulla simmetria in caso di retrazione cicatriziale non ottimale. L'incisione al solco sotto mammario è l'incisione piu' usata per la tecnica dual plane, consente un'ottima definizione della tasca, un ottimo controllo delle emorragie. Ha lo svantaggio di essere in una zona dinamica, ovvero soggetta al movimento della protesi che fisiologicamente si assesterà verso il basso portando spesso la cicatrice a salire e posizionarsi sul cono mammario inferiore. 3) Il tipo di protesi. Se da un punto di vista tecnico, al di la del posizionamento dual plane della protesi, non ci sono state rivoluzioni in questo intervento, dobbiamo dire che i materiali hanno subito una forte evoluzione. Esistono protesi di varie forme, altezze, larghezze e proiezioni che variano solo di pochi mm. E ciò ha cambiato i concetti di questa chirurgia per cui non ha più senso ne richiedere ne proporre la seconda, la terza, la quarta e così via. La programmazione dell'intervento assume veramente un posto fondamentale per valutare le varie protesi, discutere le varie possibilità con la paziente e quindi ottenere un risultato davvero "tailor-made", sartoriale. Esistono vari tipi di protesi che differiscono per aspetti tecnologici più o meno significativi, come l' involucro a stampo o in bagno di sale, il tipo di gel, oltreché le varie forme e proiezioni. Qui in studio ne abbiamo un po', di varia qualita', e quando le toccherai  non sentirai  differenza, ma la differenza esiste. Diciamo che possiamo rapportarci alle auto, dove ci sono varie marche, le Fiat, le BMW, le Ferrari. Possiamo andare ovunque con una Fiat, e la Ferrari in realtà non serve, ma tutti la vorrebbero. L'importante nel nostro campo e' avere materiali di grande qualità, per ogni intervento e soprattutto per la mastoplastica additiva. Tutte voi sapete la storia delle protesi PIP di cui non voglio entrare nel dettaglio ma questo ci obbliga ad una attenzione maniacale sulle protesi, pertanto nella nostra pratica chirurgica utilizziamo solo protesi di gamma alta o altissima. Differisce il prezzo ovviamente, e dopo le debite analisi e spiegazioni che riguardano gli aspetti tecnici di costruzione e i reali risvolti clinici – cioè quanto questa differenza di qualità sia percepibile all'atto pratico anche in termini di possibili complicanze- e' sempre la paziente a decidere perché noi possiamo spiegare e consigliare, ma la scelta finale – sempre tra ottimi materiali- spetta a voi. L'intervento è ben codificato, e le complicanze sono di due tipi: 1) generiche, e cioè quelle legate all'utilizzo del bisturi come cicatrizzazione anomala, ipertrofica o cheloide, seroma, disestesie cioè “scossette” episodiche intorno alla cicatrice, infezioni della ferita, e anche ematoma. L'ematoma è una raccolta di sangue che si forma intorno alla protesi, e' la più comune di questi eventi, comunque rari, e va trattato presto tramite un re-intervento in cui si arresta l'eventuale sanguinamento, si pulisce tutta l'area e si risuturerà la ferita. 2) specifiche di questo intervento, ovvero la retrazione capsulare. Quando inseriamo la protesi, nel tempo il corpo forma intorno ad essa una sottilissima capsula, e questo e' normale ed anche utile. Talvolta, in 1-5 casi su 100, questa capsula si ispessisce, si irrigidisce, si retrae dando quell'effetto che avete sicuramente visto al mare quando si nota una ragazza sdraiata sulla schiena con i seni rigidi e innaturali. Non dipende dal chirurgo, non dipende dalla tecnica, non dipende dal tipo di sutura. Accade per una anomala reazione del paziente alla protesi.  Esistono diversi gradi di contrattura, alcuni si risolvono con un massaggio particolare che si dice "squeezing" e che si esegue in sedazione con l'obiettivo di rompere i margini di questa capsula. Ma in alcuni casi si deve rioperare. Ora, non si può avere garanzia che questa retrazione capsulare non avvenga e neanche che dopo la sostituzione non si ripresenti. Il nostro protocollo prevede in prima istanza la sostituzione della protesi, in seconda istanza la sostituzione con protesi in poliuretano, in terza istanza la rimozione bilaterale. Ma ancora prima prevede la massima, estrema cura in ogni passaggio dell'intervento. Pre/Post Video Altri trattamenti


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