Monthly Archives: Aprile 2014
Addominoplastica
Addominoplastica Se avete perso molto peso ed avete un eccesso di cute residuo nella regione sottombelicale l'intervento chirurgico che potete prendere in considerazione e' l'addominoplastica. Con questa procedura si elimina l'eccesso di cute e l’eventuale grasso ottenendo un risultato eclatante , la pancia diventa piatta . Ma c'è' un prezzo da pagare che bisogna conoscere, accettare e metabolizzare, e cioe' la cicatrice a livello sovrapubico, estesa come fosse un taglio cesareo nella donna, ma piu' lungo su entrambi i lati. Questa cicatrice e' permanente. Meno visibile la cicatrice intorno all'ombelico che in caso di cattiva cicatrizzazione si puo ' mascherare con un tatuaggio. Se accettate questa condizione l'intervento vi farà cambiare davvero in maniera radicale. L’intervento ha solitamente un risultato molto buono. La modalità operativa prevede: - l"eventuale lipoaspirazione quando necessaria - l"incisione secondo un disegno preoperatorio simile a quello dell"immagine precedente ma ovviamente personalizzato - lo scollamento del lembo in modo progressivo sino all’ombelico - l"incisione intorno al l"ombelico - il completamento dello scollamento sino alla regione epigastrica. Prima della rimozione dell"eccesso di lembo dermoepidermico si procede frequentemente a plicatura dei muscoli retti con correzione delle eventuali diastasi, cioè dell’allargamento o cedimento della parte centrale della fascia. Questo al fine di “restringere “ la circonferenza dell’addome, oltreche’ di correggere eventuali lassità. Infine si asportano cute e sottocute in eccesso suturando con grande attenzione. Si posizionano normalmente 2 drenaggi che vengono rimossi nei giorni successivi. La medicazione prevede una guaina che come in ogni intervento forniamo noi, e che va mantenuta giorno e notte per un tempo variabile. La rimozione punti avviene in 10-14a giornata, e si consiglia di sospendere l’attività fisica riguardante il tronco per 30 giorni almeno. Chiaramente questo riassunto della tecnica e" una semplificazione ma non si discosta assolutamente da quello che in pratica facciamo. Si prega il Paziente di dormire con le gambe semi flesse, magari con un cuscino sotto le ginocchia , per qualche giorno in modo da ridurre la tensione sulla cicatrice.Non è un intervento gravato da grosse complicanze. L"ematoma, come per tutti gli interventi in cui si esegue uno scollamento, e i difetti di cicatrizzazione sono i più comuni ma il disagio che possono provocare viene sempre compensato da un grande risultato finale. Qualora la lassità dei tessuti sia limitata alla sola regione sottombelicale l’intervento si indica come Miniaddominoplastica, è molto meno invasivo perché lo scollamento non supera l’ombelico, e ovviamente non prevede l’incisione periombelicale. Anche il decorso postoperatorio è meno impegnativo e la ripresa della vita sociale pressoché immediata. L'ADDOMINOPLASTICA IN POCHI PASSI Incisione: sovrapubica e periombelicale Durata: 150 min Anestesia: locale + sedazione Degenza: ambulatoriale/1 gg Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti
Minilifting
Mini lifting Il Face-Lifting, o ritidectomia è un intervento che consente di riposizionare i volumi del nostro volto verso l'alto e di rimuovere la pelle in eccesso. E' un intervento indicato per tutti coloro che, uomini o donne, vogliano migliorare l'estetica del proprio viso contrastando la naturale ptosi tessutale data dall'età. Il Mini-Lifting è un intervento di Lifting limitato al volto, non interessa cioè la regione del collo. Se il cedimento di tessuti interessa solo il viso, quindi 1 - l'angolo della mandibola. In età giovanile la linea mandibolare tende a essere circa rettilinea o lievemente curva, mentre invecchiando si crea un angolo progressivamente più accentuato (guance da bulldog). 2 - lo zigomo, i cui tessuti sono impoveriti sull'arcata ossea poiché sono scesi a gravare sulla guancia, che a sua volta sospinge verso il basso l'angolo mandibolare. 3 - il sopracciglio, che ha perso tono e ora guarda verso il basso. ma il collo mantiene un buon trofismo è possibile eseguire un intervento limitato in quanto a cicatrici, rischi e disagio postoperatorio. LA TECNICA PREVEDE - l'incisione come da disegno preoperatorio, - lo scollamento dei tessuti, - la plicatura dello smas (sistema muscolo aponevrotico superficiale) e cioè il riposizionamento verso l'alto dei tessuti, al termine dello scollamento e del rimodellamento si effettua la - sezione della cute in eccesso, e si procede alla sutura con filo molto sottile. Le cicatrici risulteranno del tutto invisibili. La medicazione prevede un bendaggio morbido compressivo da mantenere per 24 ore. L'incisione passa a livello del margine anteriore dell'orecchio, e viene allungata superiormente secondo necessità all'interno del cuoio cappelluto. Nel caso di Minilifting si arresta alla fine del lobo dell”orecchio mentre per il Lifting completo viene allungata distalmente contornandolo sino al solco retroauricolare, procedendo poi verso l'alto fino quasi all'estremità superiore dell'orecchio stesso, terminando verso la regione nucale secondo le necessità. E' bene comprendere che è comunque un intervento importante, per cui ci sarà un gonfiore molto significativo, con un disagio sociale di alcuni giorni comunque variabile da persona a persona. Se non appena prendete un colpo vi si forma un ecchimosi sarete molto segnati anche dopo un Lifting, e ovviamente vale anche il contrario. Un edema variabile da moderato a intenso ed ecchimosi diffuse sono assolutamente normali, mentre il dolore è pressoché assente. Il gonfiore e le ecchimosi si risolvono normalmente in 7 – 10 giorni, anche se per circa 15 gg può persitere un lieve edema diffuso. La rimozione dei punti avviene dopo 8-10 giorni circa. Bisogna però ben distinguere tra Minilifting, ovverosia Lifting del solo viso, e Lifting completo, che intessa viso e collo. Il Lifting del solo viso richiede un tempo di guarigione nettamente inferiore, con un gonfiore più limitato, con e complicanze percentualmente minime. Il Lifting di viso e collo comporta un gonfiore più persistente e più evidente, una percentuale di complicanze superiore e una guarigione più lunga. Certo è una scelta radicale, probabilmente è l'intervento che più può farvi apparire come vi sentite e vi evita di sentirvi come apparite, una scelta decisa ma state pur sicuri che nessun trattamento di tipo medico o altro può darvi quello che regala un Lifting del volto. La complicanza classica del face lifting è l'ematoma. L'ematoma è una raccolta di sangue che si forma sotto la cute, distendendola e provocando viva dolenzia. In questo tipo di intervento è più frequente che in altri data l'entità dello scollamento. Per prevenire questo inconveniente è molto importante una tecnica operatoria estremamente cauta e meticolosa, oltre a non assumere nei giorni precedenti l’intervento farmaci che aumentino la fluidità del sangue come l’aspirina. Quando l'ematoma si verifica è fondamentale riconoscerlo per tempo e trattarlo drenando la raccolta. Esistono altre complicanze, molto rare, quali - lo stupor nervoso, e cioè il temporaneo malfunzionamento di nervi con alterazioni della mimica, normalmente reversibili in un tempo variabile, e le - necrosi in sede di trazione, più facili nei forti fumatori. Le cicatrici sono di norma invisibili o molto poco visibili. In rari casi si possono avere esiti cicatriziali sfavorevoli, legati più alla cattiva cicatrizzazione del soggetto che non alla tecnica chirurgica (fatta eccezione per gli errori tecnici come eccessive trazioni). Rarissime le infezioni Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti
TRAP
TRAP La TRAP, o Fleboterapia Rigenerante Tridimensionale, è un nuovo trattamento per la cura delle varici e delle teleangiectasie capillari, alternativa alla terapia sclerosante. Il farmaco utilizzato è il salicilato di sodio, che determina un’azione rigenerativa del circolo superficiale e perforante, responsabile delle varici e teleangiectasie. La tecnica prevede l’iniezione sotto luce trasversale, e prevede cicli iniettivi della soluzione modulati in base al caso clinico. Il risultato estetico-funzionale si evidenzia progressivamenteL’utilizzo di una soluzione non obliterativa (come gli agenti sclerosanti) rende irrilevanti gli effetti collaterali quali ematomi, ecchimosi, discromie. Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti
Blefaroplastica
Blefaroplastica La Blefaroplastica e' l'intervento che serve a rimuovere l'eccesso di cute e le borse adipose a livello delle palpebre. Quando serve? Serve se quando vi guardate allo specchio vedete del gonfiore a livello della palpebra inferiore, quasi ci fosse sotto qualcosa che spinge la cute, e ovviamente quando notate che la palpebra superiore tende a cedere, e in certi casi persino a ricoprire la parte esterna dell'occhio. 1. Rimozione dell"eccesso di cute.Si ottiene con una incisione corretta secondo questo schema (foto), con una specie di losanga a livello della palpebra superiore e con una incisione lungo il margine delle ciglia a livello della palpebra inferiore. Successivamente si scolla e si asporta la cute in eccesso. 2. Rimozione delle borse.Ma cosa sono le borse sotto gli occhi, che in realtà si trovano anche a livello della palpebra superiore? Le borse adipose sono accumuli di grasso che tendono a gonfiare la pelle in punti precisi, sono 3 a livello della palpebra inferiore e 2 a livello superiore. Non sempre ci sono tutte e 5, e sono meno visibili sopra che a livello inferiore. L"unica terapia e" quella chirurgica e prevede l"asportazione. Detto questo, in caso di piccole borse si potrà eseguire l"incisione per la palpebra inferiore a livello transcongiuntivale, ma se le borse sono voluminose generalmente e" presente anche un eccesso cutaneo che con l"incisione transcongiuntivale non si potrà rimuovere.Le complicanze di questo intervento sono legate soprattutto alla blefarostatica inferiore. Mentre a livello superiore non ci sono pressoché mai problemi, una cicatrice retraente o un eccesso di rimozione cutanea a livello della palpebra inferiore possono determinare una malocclusione con problematiche oculari varie. Tale complicanza è rara, e per la maggior parte dei casi viene risolta con adeguato massaggio e piccole infiltrazioni, tuttavia in certi casi richiede una correzione chirurgica. La valutazione preoperatoria è fondamentale per decidere se è necessario intervenire anche sotto, e in questo caso la mia strategia è quella di non esagerare nella rimozione cutanea, meglio tenersi un millimetro di cute in più che rischiare un ectropion. Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti
Trattamento con cellule staminali vegetali
Trattamento con cellule staminali vegetali La caduta dei capelli è un problema sentito da gran parte dell’universo maschile ma non solo. Negli anni alcuni farmaci per via topica tra cui Minoxidil, e per via orale come Propecia hanno conseguito qualche piccola vittoria contro un patrimonio genetico che spesso condanna e contro stress di vario tipo capaci di provocare un defluvium importante e persistente. Ma non basta. Per ottenere ancora di più la chirurgia della calvizie consente già, tramite l’autotrapianto di unità follicolari, la risoluzione di problematiche anche complesse quando però vi sia una buona area donatrice. Oggi valutiamo un ulteriore elemento di cura con prospettive ancora da definire ma con indicazioni assolutamente eclatanti . Il trattamento con Cellule Staminali di origine vegetale. Infatti questo estratto cellulare si è dimostrato utile nel mantenere la vitalità delle cellule staminali umane rallentandone la senescenza e l’apoptosi. Le verifiche a livello del cuoio cappelluto sono state positive e oggi possiamo proporre un trattamento ulteriore di grande prospettiva nella prevenzione e nella cura della calvizie. La definizione statistica dei risultati è tuttora in corsoma il riscontro clinico dei casi che abbiamo trattato è eccezionale. Per valutare metodica e risultati Vi invito a guardare il video a questo link Trattamento Staminali Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti
Autotrapianto con tecnica FUE
Autotrapianto con tecnica FUE La Chirurgia della calvizie ha compiuto notevoli passi avanti negli ultimi anni e si propone oggi come metodica sicura, valida, accettata universalmente per il trattamento della alopecia androgenetica.L’alopecia (o calvizie) androgenetica è una situazione ereditaria per cui una parte dei nostri capelli è destinata fin dalla nascita ad essere sensibile agli ormoni androgeni (Testosterone, Androstenedione, DHT, DHEA) che il nostro corpo produce dalla pubertà. E’ il diidrotestosterone, o DHT, l’ormone androgeno principalmente responsabile della calvizie androgenetica. Esso deriva dal testosterone grazie ad un enzima, la 5-alfa-reduttasi, e aggredisce il follicolo causandone la degenerazione. I farmaci più recenti contro la calvizie, la finasteride e la dutasteride , agiscono inibendo la 5-alfa-reduttasi e impedendo quindi la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone. Ciò determina un efficace meccanismo contro la progressione della calvizie. E’ la forma di calvizie di più frequente riscontro tra quelle non legate a fenomeni cicatriziali, con esordio al vertice (la progressiva stempiatura è fisiologica) ed estensione successiva sino al solo risparmio di tempie e regione nucale. Le classificazioni della alopecia androgenetica maschile sono fondamentalmente 2 , quella di Hamilton e quella di Norwood (che deriva dalla precedente). Secondo lo studio di Hamilton, risalente ai primi anni ’50, il 96 % degli uomini raggiunge almeno lo stadio II della sua classificazione dopo lo sviluppo sessuale. E ben il 58 % degli uomini al di sopra dei 50 anni sono assimilabili agli stadi IV-V. La classificazione di Norwood non è altro che quella di Hamilton con l’aggiunta di ulteriori sottogruppi. La classificazione della calvizie femminile si basa sulla scala di Ludwig, che la suddivide in 3 categorie corrispondenti a 3 stadi evolutivi. Nella donna il diradamento genera da una situazione ormonale e genetica differente, e si manifesta solitamente nella zona superiore del capo, con linea frontale perlopiù integra. Dopo una visita accurata in cui si deve escludere che il diradamento abbia una differente patogenesi e in cui si deve valutare l’opportunità di approfondimenti diagnostici e di una terapia medica, si considera l’opzione chirurgica, valutando gli obiettivi del Paziente e le reali possibilità dell’intervento. La più moderna metodica di autotrapianto di capelli prevede la estrazione di unità follicolari singole (trapianto di unità follicolari singole) per mezzo di un particolare bisturi. L"unità follicolare singola estratta viene verificata e immediatamente reimpiantata secondo il progetto iniziale. Il procedimento differisce dalla comune tecnica di autotrapianto esclusivamente per la fase di prelievo, mentre la fase di progettazione e quella di impianto sono eseguite con le stesse modalità. Anche se apparentemente più semplice, questa metodica richiede una grandissima precisione nel prelievo per non danneggiare le unità follicolari. Dato che i capelli vengono prelevati ad uno a uno con conseguente impiego di tempo, utilizziamo questa tecnica per piccole aree e spesso in sedute successive. Il grande vantaggio è che non esiste alcuna cicatrice residua.Come per tutti i nostri interventi, la prima visita di controllo è dopo 1 giorno. Il decorso postoperatorio non comporta particolari problemi. Una leggera tensione in sede di cicatrice, la comparsa di piccole crosticine in sede di microincisioni, che cadranno nel giro di 7 gg. circa. Il dolore, se presente, si potrà controllare con i comuni analgesici. Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti
Autotrapianto di capelli
Autotrapianto di capelli La Chirurgia della calvizie ha compiuto notevoli passi avanti negli ultimi anni e si propone oggi come metodica sicura, valida, accettata universalmente per il trattamento della alopecia androgenetica.L'alopecia (o calvizie) androgenetica è una situazione ereditaria per cui una parte dei nostri capelli è destinata fin dalla nascita ad essere sensibile agli ormoni androgeni (Testosterone, Androstenedione, DHT, DHEA) che il nostro corpo produce dalla pubertà. E' il diidrotestosterone, o DHT, l'ormone androgeno principalmente responsabile della calvizie androgenetica. Esso deriva dal testosterone grazie ad un enzima, la 5-alfa-reduttasi, e aggredisce il follicolo causandone la degenerazione. I farmaci più recenti contro la calvizie, la finasteride e la dutasteride , agiscono inibendo la 5-alfa-reduttasi e impedendo quindi la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone. Ciò determina un efficace meccanismo contro la progressione della calvizie. E' la forma di calvizie di più frequente riscontro tra quelle non legate a fenomeni cicatriziali, con esordio al vertice (la progressiva stempiatura è fisiologica) ed estensione successiva sino al solo risparmio di tempie e regione nucale. Le classificazioni della alopecia androgenetica maschile sono fondamentalmente 2 , quella di Hamilton e quella di Norwood (che deriva dalla precedente). Secondo lo studio di Hamilton, risalente ai primi anni '50, il 96 % degli uomini raggiunge almeno lo stadio II della sua classificazione dopo lo sviluppo sessuale. E ben il 58 % degli uomini al di sopra dei 50 anni sono assimilabili agli stadi IV-V. La classificazione di Norwood non è altro che quella di Hamilton con l'aggiunta di ulteriori sottogruppi. La classificazione della calvizie femminile si basa sulla scala di Ludwig, che la suddivide in 3 categorie corrispondenti a 3 stadi evolutivi. Nella donna il diradamento genera da una situazione ormonale e genetica differente, e si manifesta solitamente nella zona superiore del capo, con linea frontale perlopiù integra. Dopo una visita accurata in cui si deve escludere che il diradamento abbia una differente patogenesi e in cui si deve valutare l'opportunità di approfondimenti diagnostici e di una terapia medica, si considera l'opzione chirurgica, valutando gli obiettivi del Paziente e le reali possibilità dell'intervento. ProgettazioneLa progettazione dell"intervento deve essere attenta, rigorosa e altamente personalizzata, e deve tener conto dei desideri del Paziente ma anche, e con onestà, della realtà di partenza e quindi del traguardo che si può raggiungere. In questa fase il Paziente deve ben comprendere che nel normale processo di invecchiamento la linea frontale si modifica producendo una stempiatura fisiologica che non deve preoccupare, ma soprattutto che la calvizie è un processo dinamico, pertanto il Chirurgo deve tener conto della possibile evoluzione al fine di ottenere un risultato esteticamente gradevole anche in caso di progressione importante. Il traguardo che si può raggiungere varia a seconda dell"ampiezza dell"area da trattare. Per aree molto estese si può prendere in considerazione la possibilità di interventi multipli. Bisogna sempre tener presente tuttavia che i capelli vengono “spostati”, non aumentano di numero, quindi in base all"ampiezza dell"area calva sarà opportuno prevedere una densità tale da poter trattare efficacemente l"area scoperta. In aree ampie ma comunque trattabili, il “prezzo” da pagare sarà una densità inferiore.AnestesiaL"intervento di autotrapianto di capelli è un intervento lungo a causa delle varie fasi che comporta e della precisione che richiede da parte dell"equipe chirurgica. Per contro il fastidio per il Paziente si riduce alla fase di iniezione dell"anestetico locale che avviene con piccole punture lungo la zona da trattare. Anche tale piccolo disagio si può comunque evitare ricorrendo alla sedazione anestesiologica, per cui il Paziente, sedato per quei pochi minuti necessari all"infiltrazione di anestetico, non avverte assolutamente nulla. Nella nostra esperienza il ricorso all"Anestesista viene discusso di concerto con il paziente, ed eventualmente consigliato o meno a seconda dell"emotività, delle precedenti esperienze, della tolleranza al dolore, di eventuali allergie. Ovviamente il Paziente può richiederlo per preferenza personale perché “non vuole sentire assolutamente niente. Per evitare equivoci chiariamo che se si decide di non ricorrere all"Anestesista il costo viene detratto.PrelievoLa fase di prelievo è relativamente semplice e consiste nell"asportazione di una striscia di cuoio capelluto dalla regione occipitale. Tale striscia sarà di lunghezza variabile a seconda del numero di unità follicolari desiderate, ma di altezza mai superiore a 1.2-1.5 cm. Superare tale altezza potrebbe provocare un"eccessiva tensione della sutura con la possibile conseguenza di una cicatrice imperfetta. Generalmente un cm2 di cuoio capelluto della regione nucale contiene tra le 55 e 90 unità follicolari. Ciascuna unità follicolare contiene un numero di capelli variabile da 1 a 4. La tecnica moderna di autotrapianto di capelli si basa sulla conoscenza dell"unità follicolare. Essa comprende un gruppo di capelli (da 1 a 4) che risalgono verso la cute inizialmente in un canale comune, per poi separarsi e fuoriuscire sul cuoio capelluto da orifizi diversi. Dopo il prelievo della striscia, questa viene sezionata con estrema precisione sino ad essere suddivisa in unità follicolari. Le unità follicolari a 1 capello verranno utilizzate per la linea frontale, mentre quelle con numero di capelli maggiore verranno utilizzate per le zone via via posteriori. Questo aspetto dell"autotrapianto deve essere ben compreso dal Paziente. Non ha senso richiedere che il trapianto sia di un solo capello per volta. Si trapiantano le unità follicolari, non i singoli capelli, e le unità follicolari contengono in misura variabile da 1 a 4 capelli. Non è possibile sezionare le unità follicolari per il rischio (certezza) di danneggiarle. Questo non significa ovviamente che il trapianto avviene “a isole”, o che avremo l"aspetto “a bambola”. Semplicemente l"unità follicolare è quanto di più piccolo, preciso e corretto si possa trapiantare per ottenere il miglior risultato possibile.MicroincisioniIn base alla progettazione il Chirurgo esegue le microincisioni della corretta profondità e inclinazione. Esistono vari tipi di lame la cui dimensione deve essere comunque corrispondente a quella dell"innesto. Data l"ampiezza dell"area calva si potrà ottenere una maggiore o minore densità, tenendo conto che per ottenere un buon effetto è opportuno prevedere almeno 15-20 innesti per cm2 (corrispondenti a 20-80 capelli). Se l"ampiezza dell"area calva lo consente, cioè non è molto ampia, siamo in grado di trapiantare circa oltre 80 unità follicolari per cm2 (150 capelli circa). Nel caso di area calva troppo ampia è possibile eseguire sedute successive per ottenere una densità maggiore. La linea frontale, o “Hairline”, richiede particolare attenzione, e deve riprendere la fisiologica disposizione dell"attaccatura naturale secondo un criterio estetico per cui non bisogna “abbassarla” innaturalmente e non bisogna “disegnarla” come fosse una linea continua. Per questa zona, come detto, verranno utilizzate le unità follicolari a capello singolo, che saranno disposte in maniera disomogenea per ottenere un risultato estetico gradevole e naturale.ImpiantoA questo punto gli innesti preparati dall"equipe chirurgica vengono posizionati nelle microincisioni, avendo particolare cura nel maneggiarli con attenzione estrema per non danneggiarli. Gli innesti devono “calzare” perfettamente con le microincisioni e posizionarsi nella giusta profondità e inclinazione. Generalmente, pur sapendo che molti Colleghi non eseguono alcuna medicazione, utilizziamo una fasciatura con benda elastica per 24 ore, e il Paziente viene dimesso dopo una chiara spiegazione degli accorgimenti cui far ricorso al domicilio. La tenuta dei microinnesti è data dalla precisione delle microincisioni, che devono essere assolutamente della giusta misura, tuttavia riteniamo che una precauzionale medicazione per 24 ore non costituisca troppo disagio e garantisca che anche durante un sonno agitato non vi sia perdita di innesti. Tale medicazione si potrà mascherare con un cappellino da baseball o con una bandana. Come per tutti i nostri interventi, la prima visita di controllo è dopo 1 giorno.Il decorso postoperatorio non comporta particolari problemi. Una leggera tensione in sede di cicatrice, la comparsa di piccole crosticine in sede di microincisioni, che cadranno nel giro di 7 gg. circa. Il dolore, se presente, si potrà controllare con i comuni analgesici. 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Flebectomia ambulatoriale
Flebectomia ambulatoriale Le nuove possibilità diagnostiche e le più recenti metodiche anestesiologiche hanno consentito in questi ultimi anni una evoluzione dell' approccio alla malattia varicosa, in relazione anche alla richiesta sempre maggiore di interventi pratici, in regime ambulatoriale, con la massima resa estetica. Il presupposto essenziale al trattamento chirurgico delle varici è la precisa identificazione dell' anatomia dei circoli venosi patologici, insieme ad una globale valutazione della emodinamica e delle condizioni dell' apparato cardiocircolatorio del paziente. In pratica, oltre ad un attento esame obiettivo e all' ECG, l' esame Doppler ed eventualmente un Eco-color-doppler sono in grado di visualizzare in maniera ottimale sia la crosse safeno-femorale ( il punto di confluenza della vena safena nella vena femorale) che le vene perforanti seguendone il decorso fin sotto la fascia, consentendo una valutazione corretta dell' entità e dell' estensione dei reflussi e quindi la pianificazione della terapia chirurgica più indicata. L' incontinenza diffusa a tutto l' asse della safena, dalla crosse safeno femorale al malleolo (reflusso lungo) impone l' intervento di safenectomia totale. Quando il reflusso arriva alla Perforante di Boyd, al terzo superiore della gamba, può essere sufficiente un intervento di stripping corto. Quando l' incontinenza è limitata alla crosse safeno-femorale e al tratto sottostante di safena può essere sufficiente una crossectomia. A questi interventi sui tronchi maggiori è necessario associare la bonifica dei reflussi brevi, con legatura delle perforanti incontinenti e asportazione di tratti di rami collaterali delle safene. Tutti questi interventi si possono praticare in regime di day-hospital oppure in one-day-surgery, con ricovero di 24 ore, quando l'età e le condizioni generali lo consentano. Con FLEBECTOMIE o con SCEROTERAPIA si possono trattare i quadri clinici minori, caratterizzati da reflussi brevi con incontinenza di tratti di collaterali delle safene. La cosiddetta flebectomia ambulatoriale sec. Muller è una tecnica chirurgica, ideata da Muller nel 1966, che permette la asportazione di varici con incisioni cutanee di minime dimensioni, in regime ambulatoriale, con ottimi risultati estetici. Questa tecnica viene utilizzata anche come complemento degli altri interventi di chirurgia venosa.Prima dell" intervento si individuano i tratti di vena da asportare le perforanti eventualmente incontinenti; si procede quindi con l" anestesia locale per infiltrazione con piccoli pomfi, a distanza variabile, nei tratti su cui verranno praticate le incisioni.Si incide quindi la cute, praticando piccolissime incisioni a lato delle vene evidenziate. Spesso le incisioni sono così piccole da non necessitare di punti di sutura.Mediante crochet di Muller o altro strumento similare si provvede all" isolamento e all" esteriorizzazione della vena, che viene afferrata con pinze dai due lati e recisa al centro. Quindi si procede ad estrazione della vena da entrambi i lati.Nella esecuzione della flebectomia non è necessario praticare legature se non nei monconi distali delle safene e delle vene del dorso del piede; negli altri tratti le manovre di trazione determinando lacerazioni della parete dei monconi residui facilitano la emostasi, che viene favorita anche da manovre di compressione.Generalmente è possibile non applicare punti di sutura, poiché la elasticità della cute consente ai margini delle mini-incisioni di riaccollarsi agevolmente con Steri-strip. In alcuni casi risulta necessario applicare un punto di sutura.La medicazione si esegue con una compressa di garza applicata sulle mini-incisioni, allo scopo di aumentare la compressione, e con benda elastica o calza elastica (30-40 mm Hg).Utilizziamo questa tecnica nelle varici isolate, nelle varici reticolari e nelle varici recidive o come complemento degli interventi chirurgici maggiori. In queste situazioni i risultati estetici sono ottimali e le complicanze minime. Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti
Sclerosanti
Sclerosanti Le nuove possibilità diagnostiche e le più recenti metodiche anestesiologiche hanno consentito in questi ultimi anni una evoluzione dell' approccio alla malattia varicosa, in relazione anche alla richiesta sempre maggiore di interventi pratici, in regime ambulatoriale, con la massima resa estetica. Il presupposto essenziale al trattamento chirurgico delle varici è la precisa identificazione dell' anatomia dei circoli venosi patologici, insieme ad una globale valutazione della emodinamica e delle condizioni dell' apparato cardiocircolatorio del paziente. In pratica, oltre ad un attento esame obiettivo e all' ECG, l' esame Doppler ed eventualmente un Eco-color-doppler sono in grado di visualizzare in maniera ottimale sia la crosse safeno-femorale ( il punto di confluenza della vena safena nella vena femorale) che le vene perforanti seguendone il decorso fin sotto la fascia, consentendo una valutazione corretta dell' entità e dell' estensione dei reflussi e quindi la pianificazione della terapia chirurgica più indicata. L' incontinenza diffusa a tutto l' asse della safena, dalla crosse safeno femorale al malleolo (reflusso lungo) impone l' intervento di safenectomia totale. Quando il reflusso arriva alla Perforante di Boyd, al terzo superiore della gamba, può essere sufficiente un intervento di stripping corto. Quando l' incontinenza è limitata alla crosse safeno-femorale e al tratto sottostante di safena può essere sufficiente una crossectomia. A questi interventi sui tronchi maggiori è necessario associare la bonifica dei reflussi brevi, con legatura delle perforanti incontinenti e asportazione di tratti di rami collaterali delle safene. Tutti questi interventi si possono praticare in regime di day-hospital oppure in one-day-surgery, con ricovero di 24 ore, quando l' età e le condizioni generali lo consentano. Con FLEBECTOMIE o con SCEROTERAPIA si possono trattare i quadri clinici minori, caratterizzati da reflussi brevi con incontinenza di tratti di collaterali delle safene. La terapia sclerosante si basa sull" iniezione endovenosa di una sostanza chimica in grado di determinare l" infiammazione della parete interna del vaso, con rigonfiamento ed esfoliazione cellulare e successiva formazione di un trombo. In seguito si formerà del tessuto di granulazione che andrà a sostituire tale trombo, trasformando la vena in un cordone fibroso che spesso viene completamente riassorbito dall" organismo. Esistono diversi farmaci in commercio, classificati in base alle caratteristiche chimiche e al potere sclerosante; utilizziamo routinariamente l" Atossisclerol, un detergente non ionico, molto diffuso nella pratica clinica. É privo quasi del tutto di reazioni allergiche e dà ottimi risultati anche nelle varici di medio e grosso calibro. Previa accurata disinfezione della cute, si procede all" iniezione del farmaco all" interno del vaso; dopo l"iniezione va effettuata una compressione immediata, che può essere esercitata tramite l" apposizione di un batuffolo di cotone sul punto di iniezione. A seconda dei casi si procederà o meno a trattamento elastocompressivo, con lo scopo di ridurre il più possibile il calibro dei vasi sclerosati e ottenere così una ottimale obliterazione del lume. Nei giorni seguenti la seduta sarà opportuno indossare una calza elastica e applicare una pomata a base di eparinoidi al fine di riassorbire rapidamente eventuali piccoli ematomi o ecchimosi. Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti
Lift di braccia
Lift di braccia Il cedimento del tessuto a livello della regione tricipitale è spesso un problema molto sentito , soprattutto dalle donne. Tale rilassamento può essere dovuto o ad un importante calo ponderale o al fisiologico processo di invecchiamento, che esitano in un lembo dermoepidermico esteticamente mal tollerato. Il Lift di braccia è l’intervento indicato per rimuovere l’eccesso di cute e derma a livello della regione tricipitale, mentre un eccesso di tessuto adiposo nella regione tricipitale SENZA ECCESSO CUTANEO viene trattato con una semplice lipoaspirazione della regione, che consente una rimozione dell’eccesso adiposo ed una buona retrazione cutanea. Questo tipo di intervento consente sempre un buon risultato estetico con un rimodellamento dell’area ottimale. Tuttavia va compreso come tale buon risultato comporti la presenza di una cicatrice permanente a livello della regione ascellare-tricipitale. Questa cicatrice sarà eventualmente migliorabile, mascherabile, ma non rimovibile. (foto) La valutazione preoperatoria prevede una misurazione ed un disegno accurato per una programmazione perfetta dell’area da rimuovere. In Sedazione o in semplice Anestesia locale si procede ad incisione e ad asportazione del lembo dermoepidermico. Dopo un’accurata emostasi si sutura accuratamente e si pone un’apposita guaina al fine di evitare ematomi e di favorire l’accollamento dei tessuti in posiziona corretta.Come per ogni intervento la prima medicazione avviene dopo 24 ore, mentre i punti verranno rimossi dopo circa 10 giorni. Consiglio la sospensione dell’attività fisica inerente gli arti superiori per 30 ggQuesto intervento non è gravato da particolari complicanze se non quelle comuni a qualsiasi procedura che preveda l’utilizzo del bisturi, e cioè ematoma, infezione, cicatrizzazione anomala. Tuttavia voglio ricordare la cicatrice permanente –che non è una complicanza ma una condizione inevitabile- come elemento significativo da comprendere e valutare bene prima di affrontare questo tipo di procedura. Come in altri casi del genere, se si accetta la cicatrice il risultato sarà perfetto. IL LIFT DI BRACCIA IN POCHI PASSI Incisione: ascellare e tricipitale Durata: 30-60 min Anestesia: locale o sedazione Degenza: ambulatoriale Pre/Post Testimonianze Altri trattamenti